mercoledì 7 ottobre 2009

I responsabili dello scoppio della guerra

(I. V. Stalin, “Pravda”, 30 novembre 1939)

(…)

a) non è stata la Germania ad attaccare la Francia e l’Inghilterra, bensì la Francia e l’Inghilterra hanno attaccato la Germania, assumendosi la responsabilità della guerra in corso;
b) dopo l’inizio delle ostilità, la Germania si è rivolta alla Francia e all’Inghilterra con proposte di pace, appoggiate dall’Unione Sovietica, perché essa ha sempre ritenuto, e continua a ritenere, che una rapida cessazione della guerra alleggerirebbe in modo radicale la situazione dei popoli e dei paesi tutti;
c) i circoli governativi dell’Inghilterra e della Francia hanno brutalmente respinto sia le proposte di pace della Germania che i tentativi dell’Unione Sovietica intesi a ottenere quanto prima la cessazione del conflitto.
Questi sono i fatti.
Che cosa possono contrapporre a questi fatti i politici da café-chantant dell’agenzia Havas?

Von Ribbentrop al Cremlino

Ero conscio della particolare responsabilità di quella missione, avendo io stesso proposto al Fuehrer di fare il tentativo di un’intesa con Stalin. Era in genere possibile un compromesso dei mutui interessi? A quel tempo le missioni militari inglese e francese a Mosca trattavano ancora col Cremlino circa l’ideato patto militare. Per quanto stava in me avrei fatto di tutto per conseguire un accordo. Erano questi i pensieri che mi agitavano quando il nostro aereo si stava avvicinando a Mosca, dove accanto alle bandiere dell’Unione Sovietica sventolavano quelle del Reich. Fummo ricevuti dal nostro ambasciatore conte Schulenburg e dall’ambasciatore russo Potemkin. Dopo aver passato in rivista una compagnia d’onore delle forze aeree sovietiche, il cui atteggiamento e aspetto facevano senza dubbio una buona impressione, guidati da un colonnello russo ci recammo all’ex ambasciata austriaca, dove alloggiai durante il mio soggiorno a Mosca. (…) Dopo un breve e formale saluto ci sedemmo in quattro intorno a un tavolo: Stalin, Molotov, Schulenburg ed io. (…) Al principio del colloquio esternai il desiderio della Germania di porre le relazioni tedesco-sovietiche sopra un nuovo piano, e di trovare un accordo degli interessi in tutti i campi, volendo intenderci con la Russia per lunghissimo tempo. Ricordai a tale proposito il discorso di Stalin tenuto in primavera, nel quale a nostro avviso aveva espresso propositi analoghi. (…) Parlò Stalin, breve e conciso, senza spendere molte parole; ma ciò che disse era chiaro, inequivocabile e mostrava, come mi sembrò, pure da parte sua il desiderio di giungere a un compromesso e a un’intesa con la Germania. (…) La risposta di Stalin era tanto positiva che, dopo la prima spiegazione fondamentale, nella quale fu constatata la reciproca buona disposizione a concludere un patto di non aggressione, si poté passare subito alla parte materiale della delimitazione dei mutui interessi ed in ispecie alla crisi polacco-tedesca. Durante le trattative regnò un’atmosfera favorevole, benché i russi fossero conosciuti quali diplomatici duri. Le sfere d’interessi nei paesi situati fra la Germania e l’Unione Sovietica furono circoscritte. La Finlandia, la più gran parte degli Stati baltici, come altresì la Bessarabia, vennero dichiarati appartenenti alla sfera sovietica. Per il caso dello scoppio di un conflitto tedesco-polacco che, data la situazione vigente non sembrava escluso, fu convenuta una linea di demarcazione. (…)

Stalin si alzò per tenere un breve discorso, nel quale parlò di Hitler come dell’uomo che sempre aveva straordinariamente ammirato. Con parole molto amichevoli espresse la speranza che con i trattati testé conclusi si sarebbe avviata una nuova fase delle relazioni tedesco-sovietiche. (…) Stalin m’avevafatto sin dal primo momento del nostro incontro una forte impressione: era un uomo di grande levatura. Il suo modo d’esprimersi freddo, quasi asciutto, eppure così preciso, e la durezza, ma altresì l’ampiezza di vedute nel condurre le trattative, mostravano che la sua fama non era immeritata. Il corso delle mie discussioni e conversazioni con Stalin mi procurò un chiaro concetto della forzae potenza di quest’uomo, il cui cenno era diventato un ordine fino nel più lontano villaggio dell’immensa Russia, e che era riuscito a fondere i duecento milioni d’individui del suo regno, come nessuno era stato in grado di farlo.

(Joachim von Ribbentrop, Fra Londra e Mosca, Bocca, Roma 1954, pp. 220-225)

Il patto di non aggressione

(Lettera di I. V. Stalin ad A. Hitler, 21 agosto 1939)

(…) Reali divergenze d’interessi fra la Germania e l’URSS non sussistono. Gli spazi vitali della Germania e dell’URSS si toccano, ma non si urtano nei loro bisogni neutrali. Manca quindi a priori ogni motivo di una tendenza aggressiva di un paese contro l’altro. La Germania non ha mire aggressive di alcun genere contro l’URSS. Il governo del Reich è d’avviso che fra il Mar Baltico e il Mar Nero non esista alcun problema che non possa essere regolato a soddisfazione dei due paesi. Si tratta qui di problemi quali: Mare Baltico, Stati Baltici, Polonia, questioni sud-orientali, ecc. A prescindere da ciò, la collaborazione politica dei due paesi non potrebbe non essere utile. Questo si riferisce anche all’economia tedesca e sovietica che s’integrano a vicenda in ogni senso. (…) L’inasprimento dellerelazioni tedesco-polacche, provocato dalla politica inglese, come altresì l’incitamento inglese alla guerra e le conseguenti ricerche d’alleanza, rendono necessaria una rapida chiarificazione dei rapporti tedesco-russi. (…)


(Ordine telegrafico di Ribbentrop all’ambasciatore tedesco a Mosca, 14 agosto 1939)

Al cancelliere del Reich signor A. Hitler.

Ringrazio per la lettera. Spero che il patto tedesco-sovietico di non aggressione apporterà un serio miglioramento delle relazioni politiche fra i nostri due paesi. I popoli dei nostri paesi hanno bisogno di reciproche relazioni amichevoli. Il proposito del governo tedesco di concludere un patto di non aggressione crea la base per la liquidazione delle tensioni politiche e per il ristabilimento della pace e della collaborazione fra i nostri due paesi. Il governo sovietico mi ha incaricato di comunicarvi che è d’accordo con l’arrivo del signor von Ribbentrop a Mosca il 23 agosto.

Gli Usa progettano la guerra intestina dell'Europa

(…) Sarebbe desiderio degli Stati democratici che là in Oriente scoppiasse un conflitto bellico fra il Reich tedesco e la Russia. Poiché il potenziale delle forze dell’Unione Sovietica non è finora noto, potrebbe avvenire che la Germania, allontanandosi troppo dalla sua base, venisse condannata a una guerra lunga e debilitante. Allora soltanto gli Stati democratici, come opina Bullitt [ambasciatore degli USA in Francia, ndr], attaccherebbero la Germania e la costringerebbero a una capitolazione. Alla mia domanda se gli Stati Uniti prenderebbero parte a una simile guerra, egli mi rispose: “Indubbiamente sì, ma solo quando Inghilterra e Francia avranno attaccato per prime!” Lo stato d’animo negli Stati Uniti è, come disse, di fronte al nazismo e hitlerismo così teso, che già oggi regna fra gli americani una psicosi simile a quella della dichiarazione di guerra dell’America alla Germania nel 1917.

(Dal Rapporto dell’ambasciatore polacco a Washington, conte Jerzy Potocki, del 21 novembre 1939; cit. secondo Documenti polacchi concernenti la preistoria della guerra. Prima serie, Berlino 1940)

(…) Dalla conversazione con Bullitt ricavai l’impressione che egli abbia ricevuto dal Presidente Roosevelt una precisa definizione del punto di vista adottato dagli Stati Uniti in considerazione dell’attuale crisi europea. (…) Il contenuto di queste direttive, che Bullitt mi elencò nel corso del colloquio durato mezz’ora, è il seguente:

1. Un ravvivamento della politica estera sotto la direzione del Presidente Roosevelt, il quale condanna drasticamente e inequivocabilmente gli Stati totalitari. 2. I preparativi della guerra da parte degli Stati Uniti, per mare, per terra e nell’aria, che vengono spinti con ritmo accelerato e ingoiano l’immensa somma di un miliardo e duecentocinquanta milioni di dollari. 3. La risoluta intenzione del Presidente che Francia e Inghilterra pongano fine a qualunque politicadicompromesso con gli Stati totalitari. Non devono entrare con essi in alcuna discussione, che possa avere per scopo un qualunque spostamento territoriale. 4. Una garanzia morale che gli Stati Uniti abbandoneranno la politica isolazionistica e saranno pronti, nel caso di una guerra, a intervenire attivamente a fianco dell’Inghilterra e della Francia. L’America è disposta a mettere a loro disposizione tutte le sue risorse finanziarie e tutte le sue provviste di materie prime.

(Dal Rapporto dell’ambasciatore polacco a Washington, conte Jerzy Potocki, del 16 gennaio 1939; cit. secondo Documenti polacchi concernenti la preistoria della guerra. Prima serie, Berlino 1940)